No Kill Tevere Città di Castello  e San Giustino


L’Alto Tevere vive oggi una nuova era alieutica.

Da un fatto di forte alterazione ambientale, la diga di Montedoglio, l’ingegno e la capacità di immaginazione di un piccolo gruppo di pescatori sono riusciti a creare la Tail Water Tevere, conquistando la fama internazionale tra i fiumi da mosca.
Era abbastanza prevedibile che le caratteristiche qualitative e quantitative dell’acqua “di coda” ovvero di uscita dallo scarico di fondo dello sbarramento artificiale della diga e la attentissima gestione del tratto no kill toscano con la sua abbondanza di pesci, prima o poi, estendessero i loro benefici anche al fiume subito a valle.
Alcuni di noi hanno il ricordo di quando prima dell’entrata in funzione della diga, nel Tevere sopra Città di Castello, si pescava su tappeti di cavedani di ogni taglia, attivi ma attentissimi d’estate sui terrestrial e delicatissimi in inverno sui chironomi. Pesca sicuramente difficile ed appagante ma fatta su pesci un po’ meno prestigiosi di quelli presenti oggi.
Oggi in Umbria e nel centro Italia possiamo anche dedicare tutte le nostre uscite alla pesca del temolo, senza i lunghissimi pellegrinaggi nei noti fiumi alpini o esteri.
Il “miracolo” della quantità di pesci, nati nella TWT e poi diffusisi fino alle porte di Città di Castello, ci ha regalato in un primo momento giornate di pesca con lo stupore e la meraviglia di non credere ai nostri occhi. Abbiamo condiviso con pochi convinti amici la pesca su lunghe piane o tremolanti correnti ai tanti nuovi temoli o alle trote appena scese a valle, circondati da insetti e da pesci che su di essi bollavano.
Non eravamo pronti a subire la pressione di pesca che si sarebbe creata sapendo della quantità e qualità dei pesci presenti. Forse, anzi sicuramente, siamo anche stati un pochino gelosi dell’angolo di paradiso che avevamo con fiducia e determinazione scoperto che quasi anche tra noi evitavamo di parlarne.
Nel tempo poi ha preso il sopravvento la consapevolezza che tale patrimonio doveva essere gestito per preservarlo da un uso che sarebbe inevitabilmente diventato troppo intenso e lo avrebbe sfruttato fino ad esaurirlo in poco tempo.
La prima preoccupazione è stata quella di sensibilizzare la Provincia a creare una zona di salvaguardia della fauna. Ciò è avvenuto nel 2008 con un provvedimento provinciale che ha istituito un tratto di divieto di pesca di circa 2 Km. Esattamente un km. a monte ed un km. a valle del ponte di San Giustino in Provincia di Perugia, al confine con la Regione Toscana.
L’effetto è stato molto positivo creando le condizioni per un ulteriore colonizzazione del fiume verso valle. Come era prevedibile la rapida crescita del popolamento ittico ha fatto aumentare considerevolmente la pressione di pesca facendoci raggiungere la consapevolezza che si doveva muovere un altro passo verso la tutela del fiume.
Infatti con la spinta del Mosca Club Altotevere e con una collaborazione già sperimentata con Fipsas e Arcipesca Fisa, è stato proposto alla Provincia di Perugia di creare un no kill aperto a tutte le tecniche ed a tutte le esche, non solo artificiali. 
La Provincia di Perugia, con attenta e provvidenziale valutazione, ha compreso l’importanza dell’evoluzione che il fiume e la pesca stavano facendo ed ha istituito nel 2011 il tratto No Kill attuale, che va da un km. a valle del ponte di San Giustino, che coincide con la fine del divieto di pesca, fino al ponte di Città di Castello Nord, all’inizio del Campo Gara cittadino.
E’ un tratto di fiume abbastanza ampio in cui un buon numero di pescatori possono trascorrere la loro giornata con scarsa interferenza reciproca. 
L’immissione del T. Cerfone separa il tratto in due zone con distinte caratteristiche di portata, ampiezza e condizioni di pesca. La parte a monte si caratterizza per portata più ridotta e spazi più stretti, buche meno profonde e piane limitate. Il livello subisce meno variazioni e la limpidezza dell’acqua è maggiore e la pescabillità si ripristina più velocemente dopo una pioggia. La parte bassa, a valle della confluenza del torrente, ha maggiore portata con lunghe piane e buche più profonde. La portata in inverno è di norma abbastanza elevata da non consentire guadi facili e la colorazione dell’acqua è più influenzata dalla facilità con cui si sporca il Cerfone.
L’accessibilità al fiume non è per niente difficile con tre ponti che lo attraversano ed una strada sterrata per ciascun lato che lo costeggia, in parte carrabile e in parte pedonale. Anche questo favorisce l’intenso afflusso di pescatori che si è riscontrato specie negli ultimi tempi. 
Le tecniche consentite sono oltre che mosca e spinning con amo singolo privo di ardiglione anche quelle con esche naturali. Da quest’anno però è stato necessario adottare una limitazione per l’uso e detenzione del bigattino ed imporre l’uso di amo senza ardiglione anche per le esche naturali. 
Troppi pesci morti o con labbra rovinate e presenza significativa di trote non potevano non comportare queste ulteriori limitazioni. I fatti ci dicono che non è mai troppo il richiamo a tutti i pescatori, compresi i moschisti, di schiacciare l’ardiglione o fare uso di ami che ne sono privi.
Le specie ittiche presenti, oltre i ciprinidi che da sempre popolano abbondantemente il tratto, sono timallidi e salmonidi in numero rilevante. I primi nati nel fiume, per lo più in questo tratto, dai pesci immessi per il popolamento della TWT. Si è riscontrata una riproduzione di temoli che ha numeri incredibili con centinaia di avannotti che non è facile trovare in tanti fiumi più famosi. 
Le trote invece che pure si riproducono nel tratto con ampie aree di frega, sono maggiormente provenienti dal tratto superiore. La taglia e le caratteristiche morfologiche sono di elevato valore ed il comportamento è da pesce selvatico.
La taglia dei pesci è di rilievo e la ricca fauna bentonica consente accrescimenti per i temoli molto sopra le medie che sono indicate nella letteratura. Anche le trote, che già crescono nel tratto toscano fino a misure ben sopra i 50 cm., si presentano con taglie molto elevate. Come è naturale e giusto però proporzionalmente alle dimensioni cresce anche la sospettosità ed è difficile avvicinare questi pesci anche quando non di rado si trovano a bollare sulle effimere.
Tra i sassi del fondo troviamo una grande quantità di larve di hydropsyche, insieme ad effimere, plecotteri, vermi d’acqua e chironomi. In inverno è quasi certa la presenza di Baetis Rhodani con schiuse a volte piuttosto intense, una estesa presenza di chironomi e di plecotteri del genere Leuctra e Nemoura. In primavera ed autunno oltre le olive è la presenza dei tricotteri a rendere attivi i pesci, mentre in estate formiche, piccole olive chiare oltre che terrestrial sono gli insetti più frequenti.
Le caratteristiche del fiume permettono la pesca con ogni tipo di tecnica: pesca a secca a salire o scendere, ninfa classica, francese o czech nymph, sommersa e streamer. Spesso il pesce è visibile ed avvicinabile se ci si comporta nella giusta maniera, aggiungendo alla pesca una soddisfazione che si concretizza nell’osservazione piuttosto che nell’ossessione della cattura.
Alla fine del 2010, con il fiume in ottima salute, si è purtroppo verificato l’evento della rottura della diga di Montedoglio che ha alterato il letto del fiume ma che tuttavia non ha provocato la temuta moria o il massiccio spostamento a valle dei pesci. Rispetto ai 15-20 mc/s di portata che si possono avere nel periodo, nell’occasione sono stati stimati circa 600 mc/s di deflusso ! Probabilmente la rusticità dei pesci ha permesso la loro sorprendente sopravvivenza.
Dopo il grave evento del 2010, si è avviata una crisi idrica con precipitazioni ridotte di oltre il 30% che oggi si somma purtroppo al bassissimo livello della diga di Montedoglio, destando preoccupazioni per la sopravvivenza nel prossimo periodo estivo di tutto il tratto di fiume che va dall’uscita del lago a Città di Castello. La crisi è talmente grave da preoccupare per l’uso potabile e da mettere in secondo piano la sopravvivenza del fiume rispetto alle esigenze produttive/occupazionali dell’uso irriguo, con difficoltà per il mondo della pesca di avanzare le ragioni del divertimento rispetto a quelle del lavoro.
L’impegno di tutti gli appassionati di questo tratto di fiume è in questa fase rivolto ad organizzare un’attività di vigilanza ed educazione dei pescatori attraverso la formazione di guardie ittiche volontarie, grazie alla collaborazione con Arcipesca Fisa della Provincia di Perugia. Ugualmente importante è la collaborazione con le associazioni di pesca umbra per far valere le esigenze di gestione dei rilasci dalla Diga, la riduzione degli scarichi inquinanti e la formazione di giovani pescatori.
In occasione della manifestazione è stata avviata una raccolta di fondi per l’acquisto delle tabelle per il nuovo regolamento 2012 che ha avuto una generosa adesione. A tutti gli amici che hanno contribuito e che in qualche caso nemmeno conoscevano il tratto, va un sentito ringraziamento ed un invito ad incontrarci sul Tevere.
Ci auguriamo che la maggiore coscienza, innanzitutto di noi pescatori, ed un impegno concreto di un più ampio numero di persone possano conservare un fiume che oggi è per alcuni aspetti migliore di quello di una volta.

 


 

Contacts:
info@fcatu.com

 

Sostenitori

Fishing Club Alto Tevere Umbro

via Sant’ Ansano, 23/b - Piosina - 06012 - Città di Castello - Perugia
info@fcatu.com - C.F. 
90027100545

Policy-Privacy

Site powered by Fishing Club Alto Tevere Umbro

Technical Sponsor